mercoledì, gennaio 6

Non è un paese per negri

Assolutamente immobili. Senza respirare per un tempo infinito. Poi le guardie si allontanarono, molto lentamente. Grazie a Dio non avevano portato i cani.
- Brutti stronzi rottinculo - disse il bianco. - Beduini bastardi. Dovevamo farli tutti fuori a casa loro, quando potevamo. Maledetta cometa del cazzo e il giorno che ci è piovuta sul culo.


Il bianco, che osservava la strada da una fessura tra le macerie, si sedette su una pietra e fece un cenno al negro, per tranquillizzarlo. Non se ne vedevano più tanti, di negri: una rarità anche per uno della Resistenza.
- Non vedevo un negro da anni - disse il bianco. - Non so come abbia fatto a sopravvivere.
Frattanto il negro aveva ripreso a respirare normalmente. - Grazie, amico -, gli disse.


- Il nonno mi raccontava di quando sbarcavate disperati, a migliaia, e noi qui vi si accoglieva dandovi tutto il necessario. C'era roba in abbondanza allora, c'era roba per tutti. E noi la dividevamo con voi. E ora questi fottutissimi selvaggi...
Vide il negro irrigidirsi, e si fermò. Non era necessario accennare a quanto si diceva in giro. Non deve essere molto piacevole sentirsi ripetere che si ricava un potentissimo afrodisiaco dai testicoli di un negro. Se sei uno di loro, intendo.


- Ok, la strada ora è sgombra -, disse il bianco. - Meglio muoversi, è quasi notte.
- Non so come ringraziarti. Non posso darti nulla, non avevo ancora iniziato a cercare cibo - rispose, avviandosi verso il sentiero. Ma un rumore inaspettato lo paralizzò. Si girò lentamente e vide il fucile del bianco puntato sulla sua faccia.
- Dove credi di andare, stronzo - gli disse, impassibile. - Niente di personale, negro. È solo che ho famiglia anch'io.

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